ITALIA: regno del trasformismo.

Non che gli altri partiti non siano zeppi di storture e magagne, ma quello che sta mettendo in mostra in questi giorni 5 stelle non ha eguali ribaltando, quelli che erano i capisaldi della loro presenza. Prima di tutto, dove è finita la democrazia diretta? Dove è finito il metodo nuovo , antidoto e toccasana capace di sostituire la democrazia rappresentativa e di mettere finalmente il popolo sul trono? La rete, intesa come veicolo pratico, mezzo di partecipazione popolare con libertà di accesso e voto garantito a tutti in condizione di parità, è stata venduta in monopolio esclusivo a un'associazione privata e ad un'unica piattaforma chiamata Rousseau, la quale gestisce e condiziona le scelte e la partecipazione dei militanti. Però anche quelli che ingoiano i rospi non sono certi di poter partecipare alle prossime elezioni, nè col voto, nè con la candidatura, anche perchè si dovrebbero assicurare -cosa no possibile-che le votazioni avvengano secondo regole certe e che i risultati siano poi rispettati. Al momento si sono visti, con buona pace della proclamata trasparenza, solo l'arbitrio dei capi e le proteste degli esclusi.
Anche il secondo pilastro dell'identità stellata - il rifiuto assoluto di allearsi con qualunque forza politica- sta crollando sotto le picconate del  "capo" Luigi Di Maio. A conferma che dietro la volontà generale c'è sempre un "generale" che vuole comandare. Il capo del Movimento ha dettato la nuova linea che è un vero e proprio inno al trasformismo: " Alleanze prima del voto no, ma convergenze parlamentari dopo sì, e aperte a tutti" ha annunciato Di Maio.
Il popolo è avvisato, se vota 5 stelle potrebbe far merenda con Salvini o con Bersani.

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